sguardo giovaneDa Sophia Loren ad Audrey Hepburn da Elizabeth Taylor, da Audrey Tautou ad Angelina Jolie, da Aishwarya Rai a Mila Kunis fino a Charlize Theron e Penelop Cruiz.

Sarebbero questi gli sguardi femminili più affascinanti e magnetici del mondo, secondo QNM, magazine online di lifestyle maschile.

Certo – specie per questi esempi così eclatanti – il contributo di madre natura appare decisamente rilevante. Resta vero che la freschezza di uno sguardo giovane e bello va preservata dal passaggio del tempo e dalle aggressioni esterne. Per contrastare rughe, macchie, occhiaie, borse e cedimenti del contorno occhi, si può contare sul prezioso contributo di medicina estetica e chirurgia plastica. Ecco, in sequenza, tutti gli interventi possibili, dal più soft al più radicale, da scegliere e calibrare, con il consiglio dello specialista, a seconda delle esigenze di ognuno.

1 – Ridensificazione dermica
Questa metodica può essere utilizzata da sola, per restituire tono ed elasticità alla pelle del contorno occhi, o come preparazione a interventi più complessi. Il medico estetico effettua su tutta la zona una serie di microiniezioni con una formula a base di acido jaluronico arricchita con sostanze rigeneranti, illuminanti e antiossidanti.

Si tratta, più precisamente, di un “complesso dermo-ristrutturante”, formato da 8 aminoacidi (arginina, glicina, leucina, isoleucina, valina, lisina, treonina, e prolina), più glutatione, acido alfa-lipoico e N-acetil-L-cisteina, vitamina B6, zinco e rame. Prevede 3 sessioni a distanza di altrettante settimane. Il risultato, visibile già dopo la prima seduta, è naturale e ben tollerato.

2 – Peeling ad hoc
Fino a qualche anno fa, nessuno avrebbe pensato di trattare il contorno occhi con un peeling. Oggi si può ringiovanire questa zona, attenuando macchie e rughe poco accentuate con un peeling specifico a base di acido mandelico, un alfaidrossiacido estratto dalle mandorle amare, con buone proprietà esfolianti. O, in alternativa, acido tricloroacetico (TCA 33%) tamponato con perossido di idrogeno, in grado di unire l’attività esfoliante alla biostimolazione delle aree trattate. In genere, si richiedono dalle 2 alle 4 sedute.

3 – Tossina botulinica e filler antirughe
I risultati migliori dell’ormai celebre botulino? Si ottengono a livello del distretto superiore del viso, sulle rughe orizzontali della fronte, su quelle verticali tra le sopracciglia e sulle perioculari nella zona delle “zampe di gallina”. Le microiniezioni di tossina botulinica sono indolori e non lasciano segni. Di rado si forma una piccola ecchimosi, un leggero gonfiore e rossore, che persiste un paio d’ore.

Il miglioramento è visibile dopo 4-6 giorni dalla seduta e dura mediamente
5-6 mesi. Poi il trattamento va ripetuto, prima che il muscolo riprenda la sua contrattilità. Meglio non superare le tre volte l’anno. Anche questo farmaco può essere usato da solo o – in caso di rughe molto profonde – in abbinamento a un filler di acido jaluronico fluido.

4 – Filler per le occhiaie
Contro questo inestetismo difficile da risolvere, si può provare un filler mirato – Redensity II – a base di un acido jaluronico cross-linkato e naturale più un complesso ristrutturante (con 8 aminoacidi, 3 antiossidanti, 2 minerali e vitamina B6), studiato per essere iniettato nel contorno perioculare, senza il il rischio di edemi o gonfiori. Oltre ad attenuare le occhiaie, riempie il solco lacrimale e palpebromalare, riducendo, infine, le borse palpebrali di dimensioni ridotte.

5 – Laser e luce pulsata
L’ultima frontiera nel ringiovanimento del viso (contorno occhi compreso) con il laser è la tecnologia “frazionale”: decisamente soft, stimola la contrazione del derma in modo “microfrazionato”. Attraverso un manipolo a fibre ottiche, produce migliaia di forellini sotto gli strati superficiali dell’epidermide, che restano intatti, senza ustioni.

Favorendo così, la progressiva sostituzione dei tessuti segnati da macchie, rughe o anche cicatrici da acne, con altri più giovani e sani. Resta solo un leggero rossore per 3-4 giorni, ed è possibile truccarsi subito dopo. In alternativa, si può puntare sulla luce pulsata o o IPL (Intense Pulsed Light). Spesso confusa con il laser, è una tecnica, nata alla fine degli anni ’90 che, grazie all’emissione di energia luminosa, permette di colpire la zona interessata senza ledere i tessuti circostanti.


Il macchinario emette, infatti, una luce policromatica in un ampio spettro di lunghezze d’onda comprese tra 500 e 1.200 nm (alcuni apparecchi di ultima generazione possono andare anche da 390 a 1.200 nm). Come per il laser, il flash luminoso è in grado di stimolare i fibroblasti, inducendo la produzione di nuove fibre di collagene, responsabili della compattezza dei tessuti.
 


6 – Blefaroplastica e cantopessi
Quando ricorrere alla blefaroplastica? Tre i casi principali: perdita della piegatura naturale della palpebra, formazione di borse di grasso e soprattutto rilassamento della palpebra superiore o inferiore. Eseguita in anestesia locale più sedazione, l’intervento si effettua per via transcongiuntivale, così da rendere invisibile la cicatrice, effettuando le incisioni in corrispondenza della piega naturale della palpebra superiore o sotto la linea delle ciglia di quella inferiore. La pelle e il grasso in eccesso vengono rimossi e le incisioni richiuse con sottilissimi punti di sutura.

Quando si corregge il cedimento della palpebra superiore, è molto importante non limitarsi a togliere la pelle in più, ma asportare anche una piccola striscia di muscolo orbicolare. In questo modo la cicatrice ricade esattamente nel solco palpebrale e non si nota. I punti di sutura vengono rimossi da 3 a 7 giorni dopo l’operazione, le ecchimosi e il gonfiore tendono a scomparire entro 2 settimane.

Unico possibile effetto collaterale: l’“occhio rotondo”, poco espressivo e naturale, dovuto al cedimento della palpebra inferiore in seguito all’asportazione della pelle. Per prevenirlo, il chirurgo abbina alla blefaroplastica, la tecnica della cantopessi, che consiste nella tensione dei legamenti laterali degli occhi e nel riposizionamento verso l’alto del muscolo orbicolare con alcuni punti di sutura.