Quando il “lato B” comincia… a vacillare sotto i colpi della forza di gravità, che fare? La prima soluzione a cui vien da pensare è l’inserimento di protesi ad hoc. In realtà questa decisione non è semplice come può sembrare e richiede un attento confronto con lo specialista.
“Si tratta di una procedura che presenta un’alta percentuale di insuccessi e che personalmente – come la maggior parte dei mie colleghi – preferisco evitare”, spiega il professor Giuseppe Sito, chirurgo estetico. “Molti gli svantaggi. Sottoposte, infatti, a sollecitazioni continue, le protesi tendono a indurirsi facilmente e a spostarsi dalla collocazione iniziale.
Inoltre, anche il risultato che garantiscono – ovvero l’aumento del volume dei glutei soprattutto nella parte superiore – è molto apprezzato dalle brasiliane per esempio, ma decisamente poco naturale per le donne europee”.
Dunque, impossibile eguagliare le curve di Jennifer Lopez? Niente affatto.
La prima è rimodellare “il lato B” con il lipofilling, l’autotrapianto di grasso, un trattamento mini-invasivo che consiste nel trasferire nei glutei, i depositi adiposi localizzati, per esempio su addome, cosce o interno delle ginocchia. Resta vero che la zona più indicata per effettuare questo prelievo, è quella sovrapubica, situata appunto tra ombelico e pube, perché più ricca di cellule staminali, dall’effetto rivitalizzante.
Il prelievo avviene con una cannula sottile, dotata di una punta che non danneggia il grasso e collegata a una siringa maneggiata dall’operatore per estrarre tessuto adiposo ancora vitale. Il grasso viene poi sedimentato e centrifugato a 3.000 giri per 3 minuti allo scopo di purificare il prelievo dai fluidi in eccesso (anestetico, acqua, sangue), quindi reinserito con siringhe molto piccole, così da favorire la vascolarizzazione del tessuto e, di conseguenza, il suo attecchimento. L’effetto è visibile dopo 7-15 giorni, ma i risultati sono da considerarsi definitivi solo dopo a 3-4 mesi di distanza. Nelle prime settimane, semplicemente, l’organismo metabolizza, e quindi digerisce ed elimina, la porzione di grasso trasferito che non “attecchisce”, in genere pari al 30-40%. Il restante 60-70% entra stabilmente a far parte dei tessuti, in modo del tutto naturale.