smagliature

All’apparenza simili a cicatrici con una riduzione di spessore del derma e una colorazione differente, le smagliature (nome scientifico: atrofie dermo-epidermiche a strie) segnalano, in realtà, la “lacerazione” profonda di fasci di collagene ed elastina, che costituiscono l’intelaiatura di sostegno dei tessuti. In fase iniziale assumono una colorazione rossastra (indice di infiammazione della pelle), schiarendosi dopo qualche mese, per diventare bianco perlacee, mentre l’aspetto della cute diventa fibroso.

Come e perché
Le zone più a rischio? Fianchi, addome, glutei, interno delle braccia, cosce e seno. Le continue sollecitazioni ormonali cui è soggetto il ciclo vitale femminile, l’alternanza di ingrassamenti/dimagramenti (colpa delle cattive abitudini alimentari e di diete troppo restrittive), la sedentarietà e gli abiti troppo stretti mettono a dura prova l’elasticità della pelle. Ma anche altri fattori possono contribuire a provocare le smagliature. Dalle terapie cortisoniche (sia per via sistemica che topica) all’immancabile stress: uno stato di tensione psico-fisica sollecita infatti le ghiandole surrenali a produrre più cortisolo, un ormone in grado di far perdere trofismo alla pelle, provocando le inestetiche strie. Molto soggette le adolescenti (a causa degli sbalzi ormonali), talvolta persino i bambini che soffrono di sovrappeso. Ma il periodo più a rischio nella vita di una donna, resta quello della gravidanza: più frequenti nelle primipare con carnagione e capelli chiari, le smagliature tendono a formarsi in particolare tra il 6° e l’8° mese. Il motivo è evidente: mentre la pancia cresce, i tessuti si tendono al massimo e possono cedere.
Cosmetici mirati e stile di vita – no ai bagni caldi, sì alla postura eretta, attività sportiva e dieta equilibrata – aiutano ad attenuarle, ma soprattutto a prevenirle. Ma per risolvere l’inestetismo in fase avanzata, si deve puntare sulla medicina estetica che, in questo caso, propone due trattamenti specifici: lo skin-needling e il PRP.

Azione meccanica
Sperimentato, la prima volta, con successo dal dottor Andre Camirand alla fine del 1990, lo skin needling (detto anche bio-rimodellamento meccanico o micro-perforazione multipla della pelle) si avvale dell’azione meccanica di un cilindro sterile di diametro vario. Provvisto di circa 200 sottili aghi in acciaio chirurgico disposti in file ordinate, perfora l’epidermide, innescando un’infiammazione che attiva i meccanismi di riparazione,
e, di conseguenza, la sintesi di collagene ed elastina. Dopo la seduta – da ripetere almeno 5 volte, a distanza di 30-60 giorni – la pelle resta arrossata per circa 15 ore. I primi risultati si osservano già dopo 1-2 mesi, mentre la produzione di nuove fibre raggiunge il culmine a distanza di 6-8 mesi dal trattamento, anche se il rimodellamento dei tessuti continua per altri 4-6 mesi.

Rigenerazione dei tessuti

E veniamo al PRP (Platelet Rich Plasma) ovvero plasma arricchito di piastrine. È un’innovativa metodica di medicina rigenerativa, basata sulle proprietà dei “fattori di crescita” (mediatori biologici, prodotti da piastrine e fibroblasti) presenti nel nostro sangue, in grado di accelerare la proliferazione delle cellule (specie di quelle staminali), incrementando i processi riparativi e la rivascolarizzazione dei tessuti, oltre alla sintesi di collagene. In tal modo si stimola lo sviluppo dell’osso e dei tessuti molli (cute, sottocute, tessuti miofasciali) dell’organismo, migliorando la risposta ai danni biologici e favorendo la guarigione di ferite.
In medicina estetica il PRP è utilizzato sia per accelerare la ricrescita dei capelli, sia per rinnovare i tessuti, attenuando visibilmente i segni del tempo, come rughe, macchie, cicatrici e, appunto, smagliature. Lo specialista sottopone il sangue prelevato dalla paziente, a un processo di centrifugazione, che isola un’altissima concentrazione di piastrine e “fattori di crescita”. Poi, con il gel così ottenuto, effettua microiniezioni (di circa 10 cc) nella zona interessata, a circa 1-2 cm l’una dall’altra, ottenendo subito un leggero “effetto filler” nelle zone interessate.
Ben tollerato dall’organismo, il trattamento va ripetuto 3-4 volte ogni 2-3 settimane. Niente effetti collaterali o rischi di rigetto, allergie o incompatibilità, perché si utilizza il sangue della paziente stessa, che non entra mai in contatto con l’ambiente esterno e non può essere contaminato.