vrSecchezza e atrofia vaginale, prurito, arrossamenti e, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali). Questi i sintomi principali dell’invecchiamento genitale, che colpisce molte donne in seguito alla menopausa.


Unica terapia consigliata quella estrogenica (in crema, compresse o ovuli) da effettuare in vagina, mediante gli appositi applicatori.

Se, invece, si tratta di invecchiamento genitale accelerato spontaneo (“distrofia vulvare”) o provocato da auto-anticorpi (“lichen sclerosus” vulvare) si può puntare su altre cure, tutte locali: da un gel alla vitamina E, da applicare su tutta l’area genitale e perineale, inclusa la piega tra i glutei, una o due volte al giorno, a una pomata cortisonica, consigliata soprattutto in caso di prurito notturno, da utilizzare ogni sera, per 15–20 giorni, solo nell’area interessata.
Fino a una pomata galenica (preparata dal farmacista su prescrizione del medico) di testosterone al 2%, da applicare le sere in cui non si usi il cortisonico.

Tessuti rigenerati
La buona notizia? Oggi si può disporre di una metodica molto efficace e innovativa per ringiovanire la zona genitale, risolvendo questi spiacevoli disturbi. Si chiama PRP (Platelet Rich Plasma), plasma arricchito di piastrine e aiuta a stimolare lo sviluppo dell’osso e a rigenerare i tessuti molli (cute, sottocute, tessuti miofasciali) del nostro organismo, migliorando la risposta ai danni biologici e favorendo la guarigione di ferrite, grazie alle proprietà dei “fattori di crescita” presenti nel nostro sangue.

Molte le sue possibili applicazioni: dalla chirurgia oculare alla traumatologia sportiva, dall’odontoiatria (per favorire la ricrescita dell’osso intorno agli impianti) alla chirurgia plastica ricostruttiva, dalla medicina estetica e antiaging fino alla cura dell’acne e della calvizie.

In particolare, il PRP può essere utilizzato per rigenerare e, dunque, ringiovanire, non solo la pelle di viso, collo, décolleté e mani, ma anche di addome, gambe e, come si diceva, dell’area genitale.

Migliora, infatti, l’aspetto esteriore delle vulva (grandi labbra), tonificando i tessuti e riducendo, di conseguenza, secchezza, rossori e pruriti. Lo specialista applica localmente una crema anestetica, che va lasciata in posa circa mezz’ora, per poi effettuare microinfiltrazioni di PRP, cioè di plasma autologo (prelevato dalla stessa paziente), ricco di piastrine e fibroblasti.

Che, a loro volta, liberano il PDGF (Platelet Derived Growth Factor), ovvero quei fattori di crescita in grado di promuovere il naturale processo di rinnovamento dei tessuti vulvari, migliorandone tono e turgore. In genere, il trattamento va ripetuto 3-4 volte ogni 2-3 settimane.

Niente effetti collaterali o rischi di rigetto, allergie o incompatibilità, perché si utilizza il sangue della paziente stessa, che non entra mai in contatto con l’ambiente esterno e non può essere contaminato. L’importante è che a effettuarlo sia un medico esperto.